L’usura nelle protesi monocompartimentali del ginocchio – Chirurgo Ortopedico Milano

L’usura nelle protesi monocompartimentali del ginocchio

L’usura nelle protesi monocompartimentali è una delle cause di fallimento che abbiamo riscontrato nel 3,67 % dei 136 casi, da noi presi in esame e solo in 5 casi  è stata il fattore determinante.

L’usura  può essere di tre tipologie:

  • totale o sub totale:  che porta a contatto diretto le superfici metalliche del femore e del metal back;
  • parziale: molto localizzata, ma mai completa;
  • misconosciuta:  non diagnosticata (nè diagnosticabile) fino al momento della revisione, ciò ci ha suggerito che questa potesse essere una possibile concausa.

Conclusione

Per concludere, le principali cause dell’usura sono:

  • il livello di attività fisica;
  • il peso del paziente;
  • le caratteristiche del biomateriale;
  • il design delle componenti;
  • la tecnica chirurgica;
  • la migrazione di materiale.

L’impianto dei componenti in modo anatomico riproduce la deformità rotatoria patologica.

La distribuzione e l’entità dell’usura sono correlate ad un errato allineamento in estensione / flessione ed un insufficiente bilanciamento dei carichi.

Nella mono mediale con una tecnica corretta il carico in estensione viene portato sul compartimento mediale protesizzato e in flessione sul compartimento laterale.

Revisioni delle protesi di ginocchio monocompartimentali – Chirurgo Ortopedico Milano

Revisioni delle protesi di ginocchio monocompartimentali

Negli ultimi 15 anni il numero di artroprotesi monocompartimentali impiantate nel nostro paese è aumentato. Questo successo è dovuto alla diffusione del concetto di miniinvasività, al perfezionarsi delle indicazioni e delle tecniche operatorie e alla messa a punto di modelli  di protesi affidabili a lungo termine.

Gli insuccessi

Derivano da diverse cause come: la mobilizzazzione asettica, la degenerazione del compartimento non trattato o della femoro rotulea, il malposizionamento, l’ instabilità capsulo-legamentosa, la frattura dei componenti e  l’usura. Quest’ultima, anche se non è  la principale imputata del fallimento, è possibile che possa contribuire la mobilizzazione delle componenti protesiche.

Metodo di revisione

Nella nostra esperienza la scelta del metodo di revisione è strettamente dipendente da:

  •  la/e causa/e del fallimento;
  • dall’età del paziente;
  • dallo stato di conservazione degli altri compartimenti articolari;
  • dal difetto del bone-stock;
  • dalla stabilità capsulo-legamentosa.

Conclusioni

In relazione a tali parametri abbiamo  utilizzato tre diverse procedure di revisione: Mono su Mono, Totale su Mono, BiMono conservando il primo impianto.

Le conclusioni a cui siamo giunti sono che la revisone di una Mono è  tecnicamente meno difficile di quella di una Totale anche dal punto di vista del bone stock e che in una buona percentuale di casi, si può  riutilizzare un’altra Mono oppure una Totale da primo impianto con notevoli benefici dal punto di vista delle perdite intraoperatorie e del recupero funzionale del paziente.

Le protesi monocompartimentali nei giovani – Chirurgo Ortopedico Milano

Le protesi monocompartimentali nei giovani

In ortopedia, con paziente giovane, si intende una persona al di sotto dei 60 anni di età.

Chi sono i potenziali pazienti

I pazienti in questione sono coloro che:
  • hanno elevate richieste funzionali come, giovani operai,  praticanti attivi di sport come il tennis, il calcio,  lo sci e arti marziali;
  • sono affetti da artrosi secondaria, come esiti di meniscectomie precoci oppure ricostruzioni del LCA, oppure ancora trapianti di cartilagine, osteotomie e esiti di fratture;
  • hanno necessità di un rapido ritorno all’attività pre-clinica, ossia per tornare rapidamente all’attività sportiva e mantenere gli stessi standard di vita attiva preclinici.

Indubbiamente i pazienti che sono più predisposti ad affrontare un intervento di protesi mono sono giovani e affetti da artrosi precoce, anche se rappresentano una percentuale bassa.

Esiste una scala di “gravità” di lesione del ginocchio, ad ogni step corrisponde una tipologia di intervento:

  • grado 1: HTO
  •  2: monocompartimentale
  •  3: borderline
  •  4: protesi totale al ginocchio.

La maggior incidenza nei pazienti giovani sono di grado 1 e 2.

La monocompartimentale nei giovani pazienti

Le più diffuse sono associate con:

•  la ricostruzione dell ’LCA: nel caso di giovani pazienti con deficit del legamento crociato anteriore, si tratta per lo più di esiti traumatici  non trattati e di ricostruzione fallita. La scelta del trapianto da utilizzare deve orientarsi verso un tendine artificiale o da cadavere. Quello da cadavere  sarebbe da preferire, ma va programmato e può essere qualitativamente deludente, mentre il tendine artificiale è di più facile gestione.

•  in esiti di osteotomia: le indicazioni  sono  fondamentalmente legate alla possibilità di correggere l’area artrosica senza spostare il carico nel compartimento opposto.

•  in esiti di frattura: si tratta per lo più di soggetti di  giovane età, dove il compartimento interessato è quello laterale ed il problema più comune è la rigidità articolare. Il vantaggio assoluto è una netta riduzione del rischio di rigidità post-operatoria e di infezioni.

• in esiti di trapianti di cartilagine e simili come ( MACI, OATS etc…) o di osteocondrite dissecante massiva o esiti di ricostruzione dell’LCA.

Conclusioni

Le protesi monocompartimentali rappresentano ad oggi un challenge in grande crescita. Gli impianti nei pazienti giovani devono tener conto di maggiori richieste funzionali e potenziali ricadute psicologiche.

Il limite reale nell’uso delle mono va fissato a metà strada tra le competenze chirurgiche dell’operatore e le difficoltà del caso stesso.